Diario di un corpo #4 – Andare all’osso

Segue dal Diario#3

A chi non è capitato di sentirsi dire “hai quel muscolo molto contratto“?

L’attività muscolare è ovviamente legata a corrispondente attività cerebrale, le tensioni muscolari nascono nei meandri dell’attività non consapevole del sistema nervoso.
Non solo quando si tratta di tensioni e contratture inconsce, le cosiddette resistenze muscolari, ma anche quando si tratta di azione conscia: il sistema nervoso ‘ragiona’ in termini di funzione, non di reclutamento muscolare(¹).

I muscoli e il sistema fasciale insomma rappresentano l’inconscio e danno forma al corpo; è indispensabile lavorare con essi, ma c’è bisogno di un’àncora a cui riferirsi per tracciare e apprezzare i progressi, altrimenti si rischia di vagare senza riferimenti.

Quando la nostra percezione bypassa l’involucro, quindi anche il muscolo, e giunge all’osso, si radica ad un sostegno neutro.
Percepire con maggiore chiarezza l’apparato osseo garantisce anche, parallelamente, un suo utilizzo più efficiente e funzionale. Se conosco le mie ossa so quindi come direzionarle.
Laddove ciò non è possibile, c’è una “barriera” organizzata da fascia e muscolo che non permette di percepire determinate zone, e oltre ad inibirne la sensibilità, ne inibisce anche il movimento.
Se l’attività muscolare concerne l’attività inconsapevole, quindi anche emotiva, percepire l’ossatura permette di andare oltre e di vedere certi atteggiamenti con più distacco.

Il muscolo è, in un certo senso, un tramite tra due estremi: l’intenzione di movimento, che proviene dal sistema nervoso centrale, e l’oggetto del movimento, cioè l’osso.
Allora per muoversi bene conviene imparare a conoscere l’osso.
Inoltre lo scheletro è strutturato per trasferire la forza tramite le ossa, e i muscoli servono per dirigere questa forza. Quando ciò non avviene propriamente, si verificano i più noti problemi legati al sistema muscolo-scheletrico (ernie, gobbe, dolori, artrosi…), i muscoli si ritrovano a fare un lavoro che competerebbe alle ossa e cercano perciò di assumerne la stessa consistenza…
Per parafrasare il dr. Feldenkrais: l’atteggiamento muscolare può deformare la struttura.(²)

Spesso, secondo me, chi fa tanta pratica corporea (di qualsiasi tipo, dall’atletica, al pilates e allo yoga) ma non familiarizza con lo scheletro, può sfruttare una maggiore sensibilità corporea e un miglior ascolto di sé rispetto a chi – diciamo – non sa di avere un corpo. Tuttavia rischia di assumere posture che sanno di “atteggiamento” somato-emotivo, senza permettere a questi atteggiamenti di andare a riposo. Spesso le posizioni assunte sono generate da idee sul “come si dovrebbe” stare: idee che manifestano l’esigenza di trovare un approdo neutro – un “punto zero” della postura – ma al tempo stesso la lontananza da questa condizione, giacché rimangono idee. (³)

Ovviamente lo scheletro non si sostiene da sé, ma da un’attività muscolare tonica deputata al sostegno antigravitario che si auto-regola al meglio quando non interferiamo con essa. Cioè, a mio avviso, quando impariamo a rivolgerci allo scheletro.

Comincia a sorgere in tutta la sua evidenza che la nostra esistenza si mantiene su un meraviglioso e delicato equilibrio tra spontaneità, coscienza di sé, compulsione, esplorazione, percezione, adattamento, curiosità…

Ma, per oggi, da Paolo M-osso (chiedo scusa), è tutto.

____

(1) Se desidero distendere il braccio per afferrare qualcosa, posso percepire, mentre faccio il movimento, come il braccio si muove e come il resto del corpo accompagna, posso sentire in una certa misura i muscoli che vengono reclutati, ma consapevolmente sto pensando di distendere il braccio, non di reclutare decine di muscoli che si occuperanno di spostare singole ossa nello spazio e di stabilizzarne altre per non perdere l’equilibrio. Mentre eseguo qualunque azione che compio, posso osservarne l’esecuzione, cosa che sarà utile al sistema nervoso per programmare la successiva che comunque coinvolgerà un’innumerevole quantità di processi non consci. Su questo si basa la pratica di Consapevolezza Attraverso il Movimento.

(2) mentre sistemavo questo scritto sono incappato nella notizia: Salute: epidemia di ‘collo da sms’, radiografie mostrano bimbi ingobbiti a 7 anni.

(3) Con questo non voglio dire che il Metodo Feldenkrais è meglio di altre discipline (meglio per cosa? Dipende molto dal motivo per cui si sceglie di fare qualcosa…), secondo me sarebbe da affiancare a ciò che si fa: che sia stare tutto il giorno sul divano, lavorare in ufficio, prepararsi per la maratona o per una competizione di ginnastica artistica…

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